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Il ruolo positivo dell'errore


È interessante notare come un rapporto positivo con l’errore non sia solo una chiave dell’apprendimento dei bambini, ma anche uno strumento prezioso a disposizione dell’insegnante per comprendere i processi sottostanti all’apprendimento e i suoi misconception. Nell’educazione matematica nella scuola primaria questa interazione continua tra insegnanti e alunni, in cui l’errore è un’occasione di riflessione, è semplicemente vitale. Ed è solo in questo rapporto che si colloca e ha senso la valutazione.

Anche le neuroscienze ci mostrano l’importanza di un approccio alla matematica che valorizzi la molteplicità delle prospettive e un ruolo positivo e strutturante dell’erroreL’errore è il nostro più prezioso alleato in un’ottica di crescita e potenziamento cerebrale: questo dato sta emergendo con forza nel campo delle neuroscienze e della psicologia sperimentale.

Un esempio può essere offerto dalle ricerche di J. S. Moser e del suo team. Sottoponendo a scansioni di neuroimaging gruppi di persone alle prese con quesiti matematici e monitorandone, nei loro tentativi verso la soluzione, reazioni a risposte corrette ed errori, hanno rilevato che quando i soggetti commettevano errori i loro cervelli erano più attivi, producendo rafforzamento e crescita. Il risultato principale dello studio è stato inoltre mostrare come questa reazione positiva all’errore dipenda dalle convinzioni dei soggetti riguardo all'apprendimento e all'intelligenza. Solo chi crede che l’intelligenza e il risultato dipendono dall’impegno attiverebbe una reazione positiva all’esperienza dell’errore, il che conferma l’importanza data nella psicologia cognitiva agli “stili di attribuzione” e alla motivazione alla base dell’apprendimento.

Un altro studioso, Daniel Coyle, ha studiato i cosiddetti "focolai di talento", ovvero quelle istituzioni educative che accolgono persone particolarmente dotate, che ottengono risultati d’eccellenza. Anche qui emergerebbe come gran parte dei risultati proverrebbero non dalla semplice abilità naturale, ma da un tipo speciale di lavoro e di pratica. In particolare sarebbe essenziale che il processo di apprendimento si svolga su materiale “sfidante”, capace di stimolare la motivazione, e sia fatto di tentativi, errori, ristrutturazione dei problemi. È stato possibile così studiare come l’impegno e l’incontro di errori sfidanti stimolerebbero la produzione di mielina, la sostanza che avvolge le fibre dei nostri circuiti neurali e ne aumenta la potenza del segnale, la velocità e l’accuratezza.

Dare concretezza a queste istanze non è ovviamente un compito semplice per gli insegnanti: esso richiede creatività, esperienza, attitudine all’ascolto e all’osservazione dei processi. C’è anche una componente essenziale, quella di “mettersi in gioco”, di non accettare proposte semplificate, che non è priva di rischio e di incertezze.


C'è un libro edito da Artebambini che trovo sempre stimolante proporre alle classi: Sbagliando s'impara di Loricangi. E' un libro la cui atmosfera i bambini riescono a cogliere al volo, si fanno un sacco di risate e resterete sorpresi se proverete a lasciare loro un foglio come questo (clicca qui per scaricarlo) chiedendo di mettere in scena il "loro errore"... 




















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