Lavorando sulle difficoltà legate alla matematica, Carol Dweck (2007) ha appurato che vi è una importante e sostanziale differenza nel modo in cui gli studenti affrontano le prove di matematica, a seconda del messaggio che l’insegnante rivolge loro. Se gli studenti vengono lodati per il loro impegno, tendono a mettersi alla prova e ad accettare con impegno e successo nuove sfide cognitive; se invece sono lodati per le loro capacità e per la loro intelligenza, si scoraggiano facilmente quando si trovano di fronte a prove più impegnative e trovano le prime difficoltà. Questa differenza sarebbe stata misurata: il gruppo di studenti cha ha ricevuto lodi per l’impegno ha mediamente migliorato la prestazione di un 30% nelle successive prove, mentre il gruppo lodato per l’intelligenza ha peggiorato le prestazioni del 20%.
Attribuire il successo nei compiti scolastici alla propria capacità di impegnarsi e di autoregolarsi è un atteggiamento metacognitivo fondamentale, anche nella matematica. E nella matematica in particolare è essenziale non promuovere un’immagine comune quanto errata dell’intelligenza e del successo matematico, come frutto di doti innate e speciali.
È necessaria invece una narrazione diversa anche ai bambini dell’apprendimento matematico, che metta al centro proprio la vicinanza del dato intuitivo, il piacere di scoprirlo e il ruolo dell’impegno nell’ottenere i risultati, anche con tempi diversi per ognuno.